Zinedine Zidane nasce il 23 giugno del 1972 da una famiglia di origine berbera, nord dell’Algeria. Il suo nome in arabo significa “bellezza della fede”. Cresce a Marsiglia, nei sobborghi, in un quartiere disagiato e difficile.
Inizia la carriera come professionista nel Cannes, poi passa al Bordeaux. Dal ’96 gioca nella Juventus, dove vince due titoli italiani, più altri trofei. Perde due finali di Coppa campioni, trofeo che però conquista nel 2002, con il Real Madrid. Il passaggio alla formazione spagnola resta per anni il più costoso trasferimento della storia del calcio. Con il Real vince anche una Liga. Conduce la nazionale francese al suo primo titolo mondiale, in casa, nel 1998. Due anni dopo aggiunge in bacheca il campionato europeo.
Quando nel 2004 annuncia il suo ritiro dalla nazionale francese, dopo i risultati insoddisfacenti ai mondiali 2002 ed agli europei 2004, Zidane è un campione completo ed affermato. Ha vinto tutto. È considerato il migliore giocatore del decennio a cavallo del secolo, insieme a Ronaldo. È fra i grandi della storia del gioco. Con ogni probabilità, può dirsi appagato.
ANCORA UN’ALTRA VETTA
Nell’agosto del 2005, a sorpresa, dichiara di voler ritornare a vestire i colori della Francia. E lo fa con queste parole:
Una notte, alle tre, mi sono svegliato improvvisamente e ho iniziato a parlare con qualcuno. Finché campo, non vi dirò chi era quella persona, è troppo pazzesco. È qualcuno che probabilmente voi mai incontrerete. Nelle ore che sono seguite, sono rimasto da solo con quella persona, in casa, e ho preso la decisione di tornare. Non avevo mai provato un’esperienza del genere prima di allora, mi sono sentito spinto da questa forza che ha dettato il mio comportamento. Per me è stata una rivelazione e ho dovuto obbedire a quella voce che mi stava consigliando.
Confrontate a tal riguardo questo ottimo e completo articolo del Guardian.
Diciamo per semplicità che ha parlato con Dio. Non è un problema se sia vero o meno, se ci crediamo o no. È la causa, ma qui ci interessa l’effetto. Ed allora: perché tornare, quando hai già raggiunto la vetta? In altre parole, perché rischiare? Bè, da qualche parte nella nostra filosofia, o al di fuori, in cielo e in terra, c’è l’idea che esista sempre un’altra vetta ancora più alta da scalare. L’Ulisse di Dante, non pago di quanto ha già visto e passato nel Mediterraneo, torna a navigare ed oltrepassa le colonne d’Ercole. Scorge così il monte Purgatorio. Poi però naufraga. Probabilmente per Zidane questa vetta è la possibilità di diventare il più grande di sempre. Il più grande del calcio.
La nazionale francese mostra qualche difficoltà già nel girone di qualificazione per l’accesso al mondiale di Germania, che si terrà nel 2006. Grazie al ritorno di Zidane, i blues si qualificano. Nel torneo mondiale, giocano una prima fase piuttosto in affanno. Poi Zidane prende per mano la squadra, in campo e fuori. Ed è uno spettacolo. Sconfitta la Spagna, formata per buona parte dai futuri campioni del mondo del 2010. Sconfitto il Brasile, favorito per il titolo. Sconfitto il Portogallo e finale con l’Italia. Zidane ricorda il Maradona del mondiale ’86.
La finale sarà la sua ultima partita come professionista. Già prima del mondiale ha annunciato il suo ritiro definitivo dal calcio, una volta terminata la competizione. Zidane porta in vantaggio la Francia su rigore. L’Italia pareggia, ma dal secondo tempo i francesi fanno la partita. Si va ai supplementari ed il trionfo è sempre lì, a portata di mano. Quella vittoria che potrebbe consacrare Zidane proprio come il più grande di sempre.
Attenzione però, Zizou. Un segnale non manca mai. Nel corso del primo tempo supplementare, un tuo colpo di testa, fortissimo, a botta sicura, indirizzato verso la porta, viene parato da un miracolo di Buffon. Di testa, come i due gol che hai fatto nella finale del 1998, per quanto tu non sia uno specialista. Di testa. È un Dio burlone.
QUANDO SI ROMPE IL CHIODO
Non sappiamo quando si romperà il chiodo ed il quadro, di conseguenza, cadrà. Ci sono innumerevoli fattori che lo determinano, la temperatura, la tenuta del ferro, la tenuta del muro, un colpo di vento, o quant’altro. Resta lì per anni, poi, ad un dato momento, decide di rompersi. Impossibile prevederlo. È il caso.
A dieci minuti dai rigori Zidane, marcato stretto da Materazzi, gli dice stizzito qualcosa come:
Vuoi la mia maglia?
E Materazzi gli risponde, a quanto pare reiteratamente:
Preferisco la puttana di tua sorella.
Ora, quante volte il nostro buon Zinedine avrà sentito dare della prostituta alla propria sorella, se non alla propria madre o alla propia moglie. E ovviamente non perché siano delle poco di buono. Ma perché funziona così, per quanto non sia bello e non faccia di certo piacere. Dai campi della periferia di Marsiglia, ai principali palcoscenici del calcio mondiale, in campo e fuori, sarà successo un milione di volte. E sebbene il nostro Zinedine abbia a volte dimostrato di essere un po’ una testa calda, sicuramente per un milione di volte non ha reagito. Ha fatto spallucce. O magari ha mandato a cagare il suo maleducato interlocutore, o gli ha detto di pensare alla sua, di sorella troia.
Un milione di volte. Alla milionesima e una volta, Zidane si gira, fa un passo avanti, si abbassa e rifila una testata in pieno petto a Materazzi. Il chiodo si è rotto ed il quadro è caduto. Ma nel momento peggiore che si possa immaginare. Non c’è predeterminazione, predestinazione, o Dio che riesca a tenerlo ancora su. L’implacabile ingerenza del caso nella condizione umana.
Tutta quella strada per arrivare fin lì, e poi buttare tutto a mare, nella finale, ad un passo dal possibile trionfo, di fronte ad uno stadio pieno ed al mondo. Zidane è espulso e passa accanto alla coppa mentre si dirige negli spogliatoi. La Francia perde il mondiale ai rigori. Zidane sarà ricordato sempre per tutto quanto di splendido ha fatto sul campo calcio. Forse, ancora più di tutto il resto, sarà ricordato per quella testata.
Durante la notte io partecipo ad una delle feste popolari più grandi della storia del mio Paese. Chissà invece cosa passa per la mente a te, Zidane. Immagino ti sarai chiesto almeno una volta se ne valeva la pena. Se era proprio necessario che quella persona si presentasse nel corso della notte, a casa tua o nella tua mente, a parlarti. Se era il caso di ascoltare la sua voce e seguirne il consiglio. Se dovevi tornare solo per rovinare tutto così.
Mi permetto, io credo di sì, comunque. Grande, grandissimo Zizou, non preoccuparti: campioni o brocchi, è la stessa storia per tutti.
bravissimo!!!!!!
grazie mamma
Un pezzo davvero molto bello, complimenti!
Grazie tante Fritz!