Li chiamano late bloomers e sono quei calciatori che tendono a sbocciare quando tutti ormai li danno per avviati sulla strada della mediocrità. Colleghi destinati a divenire meno illustri di loro, a vent’anni siglavano contratti con club più prestigiosi, mentre loro arrancavano in provincia fino alla soglia dei venticinque anni, quel punto di non ritorno anagrafico prima del quale conviene certificare la maturazione sportiva.
Tra i più celebri appartenenti alla categoria, spiccano Didier Drogba e Zinedine Zidane ma volendo rimanere tra le fila dei mortali, ogni anno si registra qualche caso interessante di fioritura tardiva.
Via da Nancy
Ultimo a intercettare la nostra attenzione, il ventiseienne francese di origine marocchina Aatif Chahechouhe, cresciuto nelle giovanili del Nancy senza mai riuscire a imporsi in prima squadra. Avvertendo la sfiducia del nuovo tecnico Jean Fernandez, nel gennaio del 2012 Chahechouhe capisce che è giunto il momento di abbandonare la Ligue 1 per provare a calcare palcoscenici meno ambiti.
A PFG
Molto meno ambiti, nel suo caso.
Approda alla A PFG, acronimo che dovrebbe in qualche modo significare Campionato Bulgaro di Serie A. A ingaggiarlo è il Chernomorets di Burgas, placida città balneare adagiata sulle coste del Mar Nero. Nel corso della sua mezza stagione bulgara, l’impressione di essere sceso troppo in basso è confermata dai dieci gol segnati in quindici partite: media realizzativa lodevole per un centravanti d’area di rigore, il dato diventa ancora più eclatante per un centrocampista come lui.
Alla corte di Re Carlos
Il mezzo milione offerto dal Sivasspor basta a giustificare la traversata del Mar Nero e la prosecuzione fino a un altopiano dell’entroterra turco. Lo scatto di carriera non sarà dei più vertiginosi e a giudicare dall’immagine qui di fianco, Sivas non sembra il tipo di città che avrebbe catturato l’occhio di un vedutista rinascimentale. Però bisogna sempre tenere a mente una legge non scritta: agli occhi di un vero tifoso, qualunque città del mondo in possesso di una squadra di calcio professionistica sarà sempre destinata a risplendere più della Venezia dei Dogi. Inoltre la squadra si rivela più ambiziosa di quanto la sua storia non faccia presupporre (una vittoria della serie cadetta turca e un piazzamento nell’ultima edizione dell’Intertoto sono i momenti più indimenticabili del palmares). E comunque Aatif si ritrova alle dipendenze del grande Roberto Carlos, deciso a mettere in luce un’inattesa vocazione manageriale che a metà stagione porta la squadra a stazionare al quarto posto, a pari punti col Besiktas.
Il bomber delle retrovie
Buona parte del merito è da attribuirsi proprio ad Aatif Chahechouhe, capocannoniere d’inverno con dieci reti (in diciassette partite!) in coabitazione con gli abitudinari Hugo Almeida e Burak Yilmaz, gente che può contare su un ruolo più offensivo e sul supporto di organici ben più attrezzati.
A leggere le statistiche, potrebbe sembrare che Chahechouhe abbia beneficiato della seconda giovinezza del trentatreenne Cicinho, secondo miglior assistman del torneo con sei passaggi vincenti. In realtà, i cross del terzino brasiliano sono quasi tutte punizioni destinate alla testa di Manuel Da Costa, stopper goleador e promessa non mantenuta del calcio portoghese, arrivato a Sivas al termine di una parabola discendente passata per Firenze, Genova, Mosca e Londra.
Accentramenti pericolosi
Chahechouhe invece continua a segnare con continuità partendo dalle retrovie e facendo quasi sempre tutto da solo. Certo, le difese della Süper Lig non sono note per la loro impenetrabilità, ne sa qualcosa Burak Yilmaz che ha dovuto segnare cinquanta gol in due stagioni prima di convincere qualcuno che fosse davvero un attaccante valido. Ma se anche il merito di qualche gol è da attribuirsi a grossolani errori difensivi degli avversari, il pezzo forte del repertorio di Chahechouhe sembra essere piuttosto la partenza sulla tre quarti di sinistra, accentramento rapidissimo con galoppata diagonale attraverso le maglie della difesa avversaria, per concludere con una pallonata imprendibile scagliata quasi sempre di destro e molto spesso da fuori area.
Niente che non sembri arginabile con una certa accortezza difensiva, ma la velocità, la tecnica, il controllo di palla e occasionalmente anche il piede sinistro del ragazzo lasciano presupporre che all’occorrenza sia perfettamente in grado di inventarsi la giocata pericolosa (passaggi filtranti compresi, visto che è pur sempre un centrocampista offensivo e l’altruismo non gli fa difetto).
Insomma, il tipo di personaggio che è preferibile non lasciar ciondolare al limite della propria area di rigore.